Nicolò, quel ragazzo che da anni si batte per assicurare l’educazione dei bambini nei campi profughi.

Dal volontariato in India alla fondazione di ‘Still I Rise‘ che l’ha portato a ricevere la candidatura al Premio Nobel per la Pace 2020
Nicolò Govoni è un 27enne di Cremona.
Il suo viaggio nel volontariato è iniziato a 20 anni, dopo la maturità, quando si sentiva perso ed era in conflitto con tutti ma soprattutto con se stesso.
Un’esperienza (raccontata nel suo libro “Bianco come Dio“) di 4 anni in un orfanotrofio in India, gli ha fatto capire chi era e chi voleva diventare e l’ha condotto alla creazione di un fondo che garantisse a questo centro un’educazione base ai più piccoli e al pagamento delle tasse universitarie ai più grandi.
All’età di 24 anni poi, ha portato la sua esperienza a Samos, in Grecia, dove sorge uno dei campi profughi peggiori d’Europa, l’Hotspot. Un posto predisposto per 600 individui e che attualmente ne ospita quasi 7.000. Un posto in cui non esistono diritti umani e dove le persone vengono trattate come bestie, se non peggio e, la maggior parte di loro sono bambini.
La nascita di “Still I Rise” (Mi alzo ancora)

Lì, assieme a Giulia e Sara, ha fondato un’organizzazione internazionale indipendente, l’Ong “Still I Rise” e “Mazì” (parola greca che significa “insieme“), il primo centro educativo per i bambini adolescenti profughi di Samos.
Agli studenti vengono offerti pasti giornalieri e supporti psico-sociali e legali. Insegnate materie come inglese, matematica, storia, geografia, cultura europea e diritti umani. Viene inoltre offerto un modello educativo basato sull’individualità e sui talenti di ognuno: dalla danza alla falegnameria, dal teatro alla fotografia.
“Siamo a Samos per offrire ai preadolescenti e agli adolescenti un punto saldo a cui appigliarsi per non cadere nel baratro, per dare loro l’opportunità di vedere il sole al di là della nebbia. Per loro sull’isola non ci sono possibilità per spendere il tempo in maniera proattiva: se non ci fosse Mazí queste esistenze sarebbero dominate dal tedio e dall’immobilità. Il campo crea in questi ragazzi una voragine che può tramutarsi nella madre dei peggiori istinti e delle peggiori scelte. Il nostro progetto è rispondere a questa emergenza educativa, offrendo un’educazione globale e delle opportunità di istruzione efficaci, gratificanti e utili per il loro futuro.”
Still I Rise
“Se fosse tuo figlio” e la candidatura al Nobel
Nicolò, per il suo impegno per i bambini profughi, quest’anno ha ricevuto la candidatura al premio “Nobel per la Pace” e nel suo libro, “Se fosse tuo figlio“, racconta la sua esperienza nell’hotspot di Samos.
Vi invito a leggerlo, a prestarlo o a regalarlo nella speranza che la verità arrivi davanti agli occhi di tutti, così da indurre i potenti a fare finalmente giustizia.
Inoltre, il ricavato costruirà nuove scuole per aiutare sempre più bambini bisognosi.

“Possa questo libro essere l’inizio di una nuova presa di coscienza. Possa questo libro essere la scintilla di un’azione concreta. Possa questo libro muovere un primo passo verso i diritti all’istruzione, al riparo e alla sicurezza, così che i nostri bambini, un giorno, possano scegliere di tornare a casa e ricostruire i propri Paesi, o integrarsi nei nostri, e costruire insieme un domani migliore.”
Nicolò Govoni
Fare scuola per cambiare il mondo
Da poco Still I Rise è riuscita ad aprire la Prima Scuola Internazionale per minori profughi in Turchia e sta attualmente lavorando per portare il proprio supporto anche in altre aree del mondo sempre con lo stesso obiettivo di offrire protezione, sicurezza ed un’educazione equa e libera a quei bambini dimenticati da tutti.
Potete aquistare QUI il libro “Bianco come Dio” e QUI “Se fosse tuo figlio“.
Vi lascio con questi versi condivisi da Nicolò sul suo profilo Instagram e vi invito a seguire e sostenere lui e Still I Rise in questa grande missione.
“Da solo io non posso nulla, ma insieme possiamo tanto.”
Un abbraccio,
Jessica
Se fosse tuo figlio
Sergio Guttilla
riempiresti il mare di navi
di qualsiasi bandiera.
Vorresti che tutte insieme
a milioni
facessero da ponte
per farlo passare.
Premuroso,
non lo lasceresti mai da solo
faresti ombra
per non far bruciare i suoi occhi,
lo copriresti
per non farlo bagnare
dagli schizzi d’acqua salata.
Se fosse tuo figlio ti getteresti in mare,
te la prenderesti con il pescatore che non presta la barca,
urleresti per chiedere aiuto,
busseresti alle porte dei governi
per rivendicare la vita.
Se fosse tuo figlio oggi saresti a lutto,
anche a rischio di odiare il mondo,
i porti pieni di navi attraccate,
e chi le tiene ferme e lontane,
e chi nel frattempo
sostituisce le urla
con acqua di mare.
Se fosse tuo figlio li chiameresti
vigliacchi disumani, gli sputeresti addosso.
Dovrebbero fermarti, tenerti, bloccarti
perché una rabbia incontrollata potrebbe portarti
a farli annegare tutti nello stesso mare.
Ma stai tranquillo, nella tua tiepida casa
non è tuo figlio, non è tuo figlio.
Puoi dormire tranquillo
E soprattutto sicuro.
Non è tuo figlio.
È solo un figlio dell’umanità perduta,
dell’umanità sporca, che non fa rumore.
Non è tuo figlio, non è tuo figlio.
Dormi tranquillo, certamente
non è il tuo.